Le mille sfaccettature che possiamo avere

È da giorni che ho tirato fuori dalla mia libreria questo libro, “La vita nascosta delle cose” di Marianna Balducci e Fabio Gervasoni.
Con Marianna ho avuto il piacere di parlarci pochi mesi fa, una ragazza dolcissima e sorprendentemente gentile, qualità che ho ritrovato tra le pagine del suo libro.
Soprattutto nella storia di MATTARELLO, la mia preferita, così bravo a fare il suo lavoro che tra le mani della signora Lucilla creò un uomo talmente tanto delizioso che dispiacque loro tenerselo senza farlo conoscere al mondo, così lo lasciarono libero di andare.
Perché le cose belle vanno sempre condivise.
Con i libri faccio così solitamente, ne prendo uno presente nella mia libreria, magari già da anni, lo sfoglio lo tengo vicino a me sul divano, lo appoggio sul tavolo in cucina, così che anche chi si trova per casa magari passato a trovarmi o a trovare Fabio, può curiosare e sfogliarlo.
Lo porto giù in camera da letto e lo appoggio sul comodino. Poi quando il tempo è finito, sento che quel libro non mi è più necessario lo ripongo tra altri nella libreria.
Spesso penso a quanto sarebbe triste se fossimo destinati ad un solo ruolo o ad un solo scopo in questa vita.
Quanto ci perderemmo.
Questo pensiero mi riporta alla mente la parete blu della mia vecchia casa, ridipinta una domenica pomeriggio di ottobre, fuori c’era un tempo apocalittico. Non posso fare a meno di ridere ripensandomi seduta per terra, con la giacca a vento avvolta nella coperta a pois del divano.
A tutti i costi volevo pitturare con le finestre aperte per evitare che l’odore ristagnasse in soggiorno per giorni.
Qual pomeriggio c’era un cielo nero e pioveva talmente forte che qualche goccia riuscì a bagnare il pavimento mentre il vento sfogliava i libri poggiati sul tavolo.
Dopo aver finito, ho guardato soddisfatta la fine del lavoro, in silenzio, felicissima che il blu una volta asciutto fosse esattamente come avevo immaginato per quella parete.

Da lì a pochi mesi, dopo aver perso il lavoro, quella parete sarebbe stata l’ultima cosa su cui avrei volto lo sguardo prima di chiudermi alle spalle, per sempre, la porta d’ingresso di quella era stata la mia casa.
Avevo perso il lavoro, non avevo più la mia casa che amavo tanto. Mi sentivo persa.
Ad oggi, non posso che provare infinita gratitudine verso chi ha scelto per me che chiudessi alle mie spalle quella porta, concedendomi la possibilità di scegliere su cosa volgere lo sguardo da lì in avanti.
Mi sono presa il lusso di prendermi il Mio tempo, ed è una cosa a cui non avevo mai dato peso, ma fermarmi e riflettere senza buttarmi a capofitto in nuove strade è stato indispensabile.
Senza quel tempo altrimenti non mi sarei mai trovata.
Tantomeno avrei potuto giovare della presenza delle persone che fanno parte della mia vita, che stringendomi forte hanno reso le mie radici forti.
In tutto quel tempo ho fatto e sono stata infinite cose, pensare solo a me e alla nuova strada da imboccare è stato probabilmente il miglior regalo che potesse farmi quel lavoro finito male. A cui sarò sempre grata.
Avendomi donato molto di più dopo, che mentre.
Quella palla curva che mi ha sconvolto, è vero, ha però sicuramente reso chiaro che l’imprevedibilità di un avvenimento può essere una risorsa.
Pensando a tutte le cose che sono potuta essere, godendomi quel tempo a mia disposizione penso alle infinite sfaccettature che ogni uomo ha la possibilità di avere e a quanto lo rendano unico.
Ed è esattamente a questo concetto che si rifà “La vita nascosta delle cose” a tutti gli oggetti del nostro quotidiano che si stancano di essere quello che sono sempre stati e decidono di essere qualcos’altro. Esattamente come capita a noi.
Così è la storia di ACETIERA, che insieme al suo fidato Rodrigo decisero di ascoltare il richiamo del mare aperto e partirono senza paura..
