Il secondo sesso un libro sul femminismo

il secondo sesso un libro sul femminismo
Copertina -Il secondo sesso- Simone de Beauvoir un libro sul femminismo

Tutte quelle volte in cui nonna non voleva proprio che mio zio aiutasse ad apparecchiare durante il pranzo, perchè il suo unico compito, era quello di stare seduto a tavola ad aspettare il piatto caldo.
Le altre in cui trovava inammissibile che fosse mio cugino a lavare i piatti, perché era un maschio.
Poi c’erano tutte quelle altre volte in cui la porta veniva da me sbattuta, con il pallone sotto il braccio dopo essermi sentita dire che ero un maschiaccio senza un briciolo di femminilità. Che poi a pensarci a dieci anni non avrei neppure saputo che farci con sta dannata femminilità.

Le volte in cui sarei potuta uscire solo dopo aver fatto i mestieri in casa, e mio cugino poteva andare in cortile perché lui essendo maschio aveva svolto il suo dovere, ossia mangiare.
Le volte in cui mia madre veniva rimproverata per essere: ”come quelli dell’islam con tante mogli” perchè dopo la separazione osò innamorarsi del suo nuovo compagno, inutile dire cosa successe dopo anni in cui decise di lasciarlo.

Le volte in cui la mia maestra delle medie disse, a noi ragazze, di non inchinarci sulla cattedra per chiederle dell’esercizio che non avevamo capito, perché altrimenti i nostri compagni ci avrebbero guardato il sedere.
Poi mi ricordo di quella volta in cui la mia compagnetta Linda piangeva seduta sul banco perché il nostro compagnetto per garantirsi le pacche sulle spalle dei suo amici si era messo a raccontare che lei nell’ascensore si fosse lasciata toccare le tette, e la maestra prendendo in mano la situazione, come solo una professionista sa fare, chiese a Linda perchè ci fosse andata nell’ascensore con Marco.

Poi arrivò il sesso, e coloro che non lo facevano erano frigide e chi lo faceva era una troia.
Poi ci fu quella volta in cui il mio collega di lavoro si arrabbiò con me e si strinse nella sua mano ossuta i suoi gioielli intimandomi a prenderli in bocca per tacere ed il mio capo mi chiese cosa lo avesse spinto ad arrabbiarsi tanto e che : ”si è stato un vero cafone.”. Già.

Per un breve periodo uscii con un tizio che non poteva fare a meno di chiamarmi “la mia donna.” Così io, capii che potevo fare a meno di lui.
Poi arrivò un mio moroso, che parlando di qualsiasi amicizia maschile io potessi avere, era dovuta sicuramente al fatto che mi volesse scopare, come se avessi avuto solo la mia bellissima vagina da condividere con qualcuno, come se fossi solo un pavimento da spazzare.
Poi iniziarono le innumerevoli volte in cui il mio parlare di sesso in maniera disinvolta fu reputato sbagliato, perché sarei potuta essere fraintesa.

E poi, ci sarebbero infiniti e poi da raccontare.
Ma non ci resta che fare quello che è nelle nostre possibilità per eliminare tutti questi e poi.
E poi, forse, qualcosa cambierà.

Donna non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l’aspetto che riveste in seno alla società la femmina dell’uomo: è l’insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna.

Simone de Beauvoir

2 commenti

  1. Ho letto questo tuo intervento su FB, dopo che un’amica comune lo aveva condiviso. Sono parole forti, che potrebbero anche essere considerate frutto di un’invenzione o di una rielaborazione un po’ troppo fantasiosa. Eppure, mentre leggevo, mi sono tornate alle mente immagini della mia infanzia e della mia adolescenza molto simili a quelle da te presentate. La cosa peggiore è che siano molto spesso le donne a perpetuare queste turpi forme mentali, forse troppo impaurite dal cambiamento, dalle responsabilità che dovrebbero assumersi.
    Nell’attesa che le cose continuino a mutare, ti ringrazio per questo tuo piccolo contributo. Penso che potrei utilizzare qualche passo con i miei studenti.

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